Il Gazzettino - Roncadin, rilancio con pizza griffata

Obiettivo: cento milioni di "pezzi" all'anno e 300 dipendenti. "Così batteremo i tedeschi".

"Il made in Italy che vince la crisi"

Intervenendo alla firma dell'accordo comemrciale, il vicepresidente della Giunta regionale del Friuli Venezia Giulia, Luca Ciriani, ha detto che "i Roncadin rappresentano un esempio di imprenditoria friulana virtuosa che, anche in tempi di crisi, investe e aggredisce i mercati con idee e prodotti innovativi, che puntano sul Made in Italy.

Secondo il vicepresidente Ciriani "è fondamentale il recupero della capacità produttiva e il riassorbimento della manodopera locale, quasi tutta femminile, dopo i mesi travagliati del fallimento dello stabilimento. Meduno e le vallate dipendono quasi esclusivamente da questo sito e la Regione è oggi qui per un plauso e un incoraggiamento a proseguire in una strada di successo".

Una curiosità: l'importanza della pizza surgelata - o per il consumo domestico che dir si voglia - è testimoniata dal recente, storico sorpasso, nel vecchio continente, nei confronti del "concorrente" americano hamburger.

In Europa si producono due miliardi di pezzi l'anno, per un fatturato di tre miliardi di euro. Due terzi di queste pizze, quasi paradossalmente, vengono sfornati in Germania.

Si chiama "Le firme del gusto" l'accordo commerciale presentato, ieri mattina a Meduno, tra "Roncadin srl", produttrice di pizze surgelate e "Righi srl", società emiliana che da oltre vent'anni produce e distribuisce torte salate e snack, sempre surgelati.

L'accordo prevede la commercializzazione di alcuni prodotti "firmati" dai colossi della gastronomia Made in Italy, quali Auricchio, Beretta, Nostromo e Wuber.

"L'obiettivo - ha spiegato il presidente, Edoardo Roncadin - è quello di realizzare un prodotto industriale (con forno a legna, ideato dal fratello Renzo, costato da solo un milione di euro, ndr) paragonabile, per sapore e consistenza, a quelli fatti a mano".

Semplice, e allo stesso tempo efficace, la strategia che accompagna la scelta operata dagli imprenditori di Fiume Veneto, che sono tornati in pedemontana dopo una "pausa" di quattro anni. Infatti, l'azienda è stata fondata nel 1992 e ceduta nel 2004 al gruppo Arena.

Ne seguì un periodo travagliato e altri passaggi di proprietà, fino al fallimento che coinvolse il gruppo teramano Malavolta: "Noi abbiamo una notevole capacità produttiva - ha svelato gli ambiziosi progetti futuri l'amministratore delegato, Dario Roncadin - ma non una nostra catena distributiva, né un marchio consolidato, avendo sempre prodotto conto terzi.

Per posizionarci sul mercato e far conoscere un nuovo brand sarebbero servite risorse enormi. per questo, abbiamo chiesto e ottenuto l'appoggio di questi grandi nomi della gastronomia nazionale, che "firmeranno" le pizze con i loro ingredienti di primissima qualità, che saranno il valore aggiunto a un prodotto già diper sé dialta gamma".

La battaglia più feroce si giocherà sul mercato tedesco: "Sembra incredibile - ha commentato il padre Edoardo - ma in Germania c'è sia il più alto numero di consumatori (10 pezzi pro capite all'anno), sia quello di produttori, con la Cameo che è per ora leader incontrastata. Noi puntiamo a conquistare fette di mercato per riportare in Italia il prodotto più italiano di tutti, la pizza".

Roncadin, che oggi impiega 120 persone - che diventeranno 150 entro fine mese e 200 nel 2010, nel rispetto del "patto sociale" firmato nel Tribunale al momento dell'acquisizione degli impianti - punta, in un triennio, ad arrivare a 300 addetti, per una produzione di 80-100 milioni di pizze annue il dieci per cento della produzione tedesca.

Se l'obiettivo venisse centrato - per farlo sarà necessario riconvertire le due linee ora ferme, un tempo dedicate alla produzione del pane - verrebbe riassorbita tutta la forza lavoro persa nel fallimento della Foodinvest. Di più: nel periodo di massimo splendore dell'azienda, si arrivò a quasi 60 milioni di pizze e, quindi, i Roncadin hanno posto l'asticella davvero a un'altezza molto elevata, ponendosi obiettivi ambiziosi.

Dal gennaio 2008, quando la famiglia fiumana è ritornata proprietaria dell'unità produttiva friulana, sono stati fatti investimenti per 5 milioni di euro - di cui 5 per l'acquisto dello stabilimento - e il fatturato è arrivato a 20 milioni di euro, grazie alla riconquista dei mercati storici del Nord Europa, su tutti Svezia, Danimarca e Gran Bretagna.

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